Articolo di Damilano
Espresso Damilano Un No per ricucire
http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/?p=29830
Un interessante studio di Open Polis che aiuta a comprendere come si raggiungono (e come si perdono) i consensi elettorali delle diverse forze politiche.
Un dato che colpisce è quello della scarsa presenza di amministratori tra gli eletti del PD. E’ scarsa anche la presenza nelle candidature? Potrebbe essere una delle cause del drastico calo di voti? Un raffronto con gli stessi dati nelle precedenti politiche sarebbe molto utile, ma nel partto è mancata un’analisi del voto. Non a caso, credo.
Più in generale, come sempre, sarebbe utile avere i dati di genere.
Le prime settimane della XVIII Legislatura sono sicuramente caratterizzate dalle trattative tra i partiti per cercare di comporre una maggioranza che porti alla nascita di un governo, ma i neodeputati e senatori hanno già messo in moto fin dalla prima sedute delle due Camere la loro attività, presentando oltre 500 proposte di legge.
Ovviamente le materie sono tra le più disparate, ma non sfuggono una serie di proposte che vanno a toccare l’universo femminile sotto vari aspetti, da quello più strettamente famigliare alla dimensione pubblica della donna.
Tema caldo di attualità è quello sulla nuova giurisprudenza in tema di assegno divorzile che potrebbe far venir meno un cardine che aveva guidato le decisioni dei giudici in questi 40 anni: il mantenimento del tenore di vita.
La senatrice Juliane (detta Julia) Unterberger (SVP) ha presentato il disegno di legge (S. 167) recante “Modifiche all’articolo 5 della legge 1° dicembre 1970, n. 898, in materia di assegno spettante a seguito di scioglimento del matrimonio o dell’unione civile”, mentre alla Camera l’On. Alessia Morani mira a introdurre nel nostro ordinamento gli accordi prematrimoniali, che fanno tanto Stati Uniti.
Sempre in tema matrimoniale, ma guardando a un fenomeno che ha una dimensione più transnazionale e di tutela della persona è il disegno di legge (S. 174) della senatrice Nadia Ginnetti, riguardante le disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno dei matrimoni forzati. L’On. Francesca La Marca ha invece presentato un disegno di legge recante “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di riacquisto della cittadinanza da parte delle donne che l’hanno perduta a seguito del matrimonio con uno straniero e dei loro discendenti” (A.C. 222).
Attenzione anche alla sfera dell’educazione alla parità e alla maternità sotto molteplici aspetti, e qui è possibile trovare diverse proposte normative frutto anche dei diversi orientamenti politici: dalla tutela della partoriente, al divieto di maternità surrogata anche all’estero da parte di cittadini italiani, all’estensione dei congedi di maternità e paternità, all’educazione genitoriale, nonché l’educazione socio-affettiva e di genere nelle scuole, agli asili nido, per arrivare alla tutela della salute della donna, con particolare attenzione a una patologia tutta femminile come l’endometriosi o ancora la proposta di dotare i locali pubblici di fasciatoi accessibili a entrambi i sessi (S. 275).
Non mancano le proposte riguardanti la donna nella sua sfera pubblica: l’On. Antonella Incerti ha presentato il disegno di legge (A.C. 375) recante una “Legge quadro per la parità tra i sessi e contro le discriminazioni di genere” e ancora norme per garantire la parità di genere nei Consigli di Amministrazione nei consorzi dei marchi di tutela europei dei prodotti tipici locali e l’On. Tiziana Ciprini (M5s) che ha presentato un disegno di legge (A.C. 522) per superare il cosiddetto “gender pay gap” vale a dire il divario retributivo tra donne e uomini
Da segnalare la proposta (A.C. 421) dell’On. Susanna Cenni recante “Norme per la parità di accesso ai mezzi di comunicazione nella campagna elettorale e istituzione dell’Agenzia per la parità, per la non discriminazione tra i generi e per la tutela della dignità della donna nell’ambito della pubblicità e della comunicazione”.
Sono stati presentati anche due disegni di legge per disciplinare l’esercizio della prostituzione: uno da parte dell’on. Silvana Andreina Comaroli, poi ritirato, e l’altro da parte dell’On. Massimo Bitonci (A.C. 472).
Ritorna poi uno dei cavalli di battaglia del movimento femminile politico, arenatesi la scorsa legislatura e ancora in attesa di un’attuazione normativa dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul cognome della madre: la modifica del codice civile per quanto riguarda l’attribuzione del cognome al figlio; sono al momento tre i disegni di legge sul tema presentati in entrambi i rami del Parlamento, tra cui spicca quello della presidente uscente della Camera dei Deputati Laura Boldrini (A.C. 106).
Due anche le proposte di istituire commissioni di inchiesta parlamentari che riguardano strettamente temi di genere: una prima proposta è stata presentata dall’On. Susanna Cenni che chiede l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla condizione economica e sociale delle donne, sulle pari opportunità e sull’attuazione delle politiche di genere in Italia (A.C.508) e l’altra una commissione monocamerale sul fenomeno del “femminicidio”, presentata alla Camera dalle deputate Renate Gebhard ed Emanuela Rossini (Doc. XXII, n. 9).
Francesca Ragno
aggiornamento sui primi 4 mesi
Primi 4 mesi della XVIII Legislatura: le leggi per le donne e delle donne, dal cognome materno agli asili nido
20 luglio 2018
a cura di Francesca Ragno
Fin dai primissimi giorni della XVIII Legislatura sono state presentate centinaia di disegni e proposte di legge, ovviamente le materie sono tra le più disparate, ma non sfuggono una serie di proposte che vanno a toccare l’universo femminile sotto vari aspetti, da quello più strettamente famigliare alla dimensione pubblica della donna.
Alcuni riproducono testi già presentati nella passata legislatura e che in molti casi non avevano neanche iniziato l’esame nelle competenti Commissioni, altri argomenti di attualità.
Tra questi il tema sell’assegno divorzile. La senatrice Juliane (detta Julia) Unterberger (SVP) ha presentato il disegno di legge (S. 167) recante “Modifiche all’articolo 5 della legge 1° dicembre 1970, n. 898, in materia di assegno spettante a seguito di scioglimento del matrimonio o dell’unione civile”, mentre alla Camera l’On. Alessia Morani (Partito Democratico) mira a introdurre nel nostro ordinamento gli accordi prematrimoniali, che fanno tanto Stati Uniti.
Sempre in tema matrimoniale, ma guardando a un fenomeno che ha una dimensione più transnazionale e di tutela della persona è il disegno di legge (S. 174) della senatrice Nadia Ginnetti, (PD) riguardante le disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno dei matrimoni forzati.
L’On. Francesca La Marca (Partito Democratico) ha invece presentato un disegno di legge recante “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di riacquisto della cittadinanza da parte delle donne che l’hanno perduta a seguito del matrimonio con uno straniero e dei loro discendenti” (A.C. 222).
Attenzione anche alla sfera dell’educazione alla parità e alla maternità sotto molteplici aspetti, e qui è possibile trovare diverse proposte normative frutto anche dei diversi orientamenti politici: dalla tutela della partoriente, alla sicurezza del parto naturale presentato dal capogruppo della Lega, il Senatore Massimiliano Romeo (S. 545) al divieto di maternità surrogata anche all’estero da parte di cittadini italiani, all’estensione dei congedi di maternità e paternità, la previsione di voucher per i servizi all’infanzia anche per le lavoratrici autonome (S. 470 presentato dal Sen. Gaetano Nastri di Fratelli d’Italia), all’educazione genitoriale, nonché l’educazione socio-affettiva e di genere nelle scuole, agli asili nido, agli incentivi fiscali per le assunzioni femminili (Mara Carfagna, esponente di Forza Italia, A.C. 755) per arrivare alla tutela della salute della donna, con particolare attenzione a una patologia tutta femminile come l’endometriosi o ancora la proposta di dotare i locali pubblici di fasciatoi accessibili a entrambi i sessi (presentata dalla senatrice democratica Laura Garavini S. 275).
Attenzione anche a un aspetto “fiscale” che riguarda l’universo femminile e in particolare la cosiddetta “pink tax” e quindi sono state presentate delle proposte di legge per diminuire l’IVA sui prodotti per l’igiene femminile (in particolare parliamo degli assorbenti igienici) e anche sui prodotti per la prima infanzia (S 475 da parte della Senatrice Donatella Conzatti di Forza Italia).
Non mancano le proposte riguardanti la donna nella sua sfera pubblica: l’On. Antonella Incerti del PD ha presentato il disegno di legge (A.C. 375) recante una “Legge quadro per la parità tra i sessi e contro le discriminazioni di genere” e ancora norme per garantire la parità di genere nei Consigli di Amministrazione nei consorzi dei marchi di tutela europei dei prodotti tipici locali e l’On. Tiziana Ciprini (M5s) che ha presentato un disegno di legge (A.C. 522) per superare il cosiddetto “gender pay gap” vale a dire il divario retributivo tra donne e uomini
Da segnalare la proposta (A.C. 421) dell’On. Susanna Cenni (PD) recante “Norme per la parità di accesso ai mezzi di comunicazione nella campagna elettorale e istituzione dell’Agenzia per la parità, per la non discriminazione tra i generi e per la tutela della dignità della donna nell’ambito della pubblicità e della comunicazione”.
Sono stati presentati anche due disegni di legge per disciplinare l’esercizio della prostituzione: uno da parte dell’on. Silvana Andreina Comaroli, (Lega) poi ritirato e l’altro da parte dell’On. Massimo Bitonci (Lega) (A.C. 472). Si segnala sul tema, ma con aspetti che vanno a toccare la rilevanza penale il disegno di legge (S. 312) della Senatrice del Partito Democratico, Caterina Bini, sulle sanzioni penali per i clienti delle prostitute.
Ritorna poi uno dei cavalli di battaglia del movimento femminile politico, arenatesi la scorsa legislatura e ancora in attesa di un’attuazione normativa dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul cognome della madre: la modifica del codice civile per quanto riguarda l’attribuzione del cognome al figlio, sono al momento quattro i disegni di legge sul tema presentati in entrambi i rami del Parlamento, tra cui spicca quello della presidente uscente della Camera dei Deputati Laura Boldrini (LeU) (A.C. 106), a cui si affianca sempre alla Camera il disegno di legge A.C. 230 dell’On. Renate Gebhard (Misto) e i due del Senato presentati rispettivamente dalle Sen. Laura Garavini del Partito democratico (S. 170) e da Julia Unterberger del gruppo delle Autonomie (S. 286).
Sempre in attuazione di una sentenza costituzionale, quella sul diritto a conoscere le proprie origini, risulta agli atti di Camera e Senato un solo disegno di legge presentato dal Sen. Gaetano Quagliarello (Forza Italia) recante “Modifiche alla legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di reati di surrogazione di maternità e di commercio di cellule e tessuti di origine umana nonché in materia di accesso alle informazioni sulle proprie origini” (S. 66).
Due le proposte di istituire commissioni di inchiesta parlamentari che riguardano strettamente temi di genere: una prima proposta è presentata dall’On. Susanna Cenni (PD) che chiede l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla condizione economica e sociale delle donne, sulle pari opportunità e sull’attuazione delle politiche di genere in Italia (A.C.508) e l’altra una Commissione monocamerale sul fenomeno del “femminicidio”, presentata alla Camera dalle deputate del Gruppo delle Autonomie, Renate Gebhard ed Emanuela Rossini (Doc. XXII, n. 9). La proposta di legge della Senatrice Donatella Conzatti (Forza Italia) chiede invece l’istituzione di una Commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere (S 313).
Ora che da un mese è partita la macchina parlamentare si attendono le calendarizzazioni dei primi disegni di legge di provenienza parlamentare, le prossime settimane saranno utili per capire se fin da subito i lavori parlamentari focalizzeranno parte del loro lavoro anche sulle tematiche di genere.
Da Open Polis, consigliamo di leggerlo tutto.
https://www.openpolis.it/tre-poli-contrapposti-2018-lidentikit-del-nuovo-parlamento/
Qui riportiamo i dati di genere, l’aumento è notevole, superata la massa critica, anche se è lontano il 50 %. che rispecchierebbe la composizione anagrafica del paese.
Il 34% dei parlamentari saranno donne.
È la percentuale più alta della nostra storia repubblicana.
La scorsa legislatura aveva già fatto segnare un’impennata di quote rosa, sia a Montecitorio che a Palazzo Madama. Alla Camera l’aumento era stato del 50%, passando dal 20,41% della XVI legislatura al 30,7%. Con la XVIII legislatura la percentuale è destinata a crescere ancora, passando al 34,62%. Solamente 10 anni fa, nella XV legislatura, le donne erano la metà, il 17,2%. Pure a Palazzo Madama i numeri sono record. Rispetto al 28,44% di senatrici della XVII legislatura, nella XVIII passeremo al 34,75%, segnando un aumento del 22%. Il trend negli ultimi anni ha portato a quasi raddoppiare la percentuale di donne, considerando che nel periodo 2006-2008 il dato era fermo al 13,43%.
Leggi anche in
Con il guazzabuglio creato dal nuovo sistema elettorale per il Parlamento, è importante conoscere in anticipo i nomi delle candidate e dei canditati che troveremo sulle nostre due schede individuando i collegi di pertinenza uninominali e plurinominali della Camera e del Senato e non è per niente facile, soprattutto per chi abita nelle grandi città.
Da ieri è possibile, senza dover rinunciare alla protezione dei propri dati, come richiesto in altri siti, grazie all’iniziativa
A schede scoperte, sul sito di OPENPOLIS
Openpolis fornisce anche per ciascun candidato/candidata notizie su incarichi politici e incarichi e proprietà aziendali
Leggi anche:
su Carteinregola
http://www.carteinregola.it/index.php/elezioni-nazionali-2018/
su Vigna Clara Blog
https://www.vignaclarablog.it/2018020975691/elezioni-2018-come-si-vota-camera-senato/
(il secondo per vedere la caccia al tesoro che senza OPENPOLIS sarebbe necessaria per capire quali schede saranno consegnate a chi abita nel XV Municipio di Roma)
Premessa
Proseguiamo con questo post nel tradizionale impegno di Aspettare stanca di seguire le leggi elettorali dei vari livelli con particolare attenzione ai meccanismi che ostacolano o favoriscono la presenza delle donne nelle assemblee elettive, anche come cartina di tornasole per giudicare sulla democraticità del sistema elettorale.
Per il riepilogo di quanto, anche con l’aiuto di questo BLOG, l’associazione ha fatto, a partire dalla richiesta della pubblicazione delle liste di candidati e candidate sul sito del Ministero dell’interno, ora previsto per legge, leggi in presentazione-di-aspettare-stanca
Le varie nuove disposizioni per l’elezione della Camera e quella del Senato sono analoghe, con poche differenze collegate al fatto che per il Senato è stato necessario rispettare l’articolo 57 della Costituzione, che prevede che il Senato è eletto a base regionale, salvo i seggi assegnati alla circoscrizione Estero.
Sono analoghe anche le norme di garanzia di genere o quote rosa, con l’eccezione dell’elezione nei collegi esteri, per i quali non sono previste, e di pochi altri particolari. (art. 18-bis, TU Camera; art. 9 TU Senato)
Le disposizioni si adeguano all’articolo 51 Cost. , che prevede l’accesso alle cariche elettive degli uomini e delle donne in condizioni di parità e la promozione con appositi provvedimenti delle pari opportunità tra donne e uomini.
Si tratta di articoli che discendono dal principio fondamentale dell’uguaglianza dei cittadini dell’uno e dell’altro sesso davanti alla legge – art. 3 Cost, primo comma-, che si riferisce anche all’uguaglianza sostanziale nell’assegnare alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono tale uguaglianza – art. 3 Cost, secondo comma- .
Sono le norme costituzionali alle quali si devono anche le norme di garanzia di genere previste in numerose leggi regionali elettorali (per le quali va ricordato anche l’art. 117 Cost.), senza dimenticare la tripla preferenza di genere prevista dalla legge elettorale per il Parlamento europeo, fino ad arrivare ad alcune norme di garanzia di genere che erano state inserite, sia pure a fatica, nell’ITALICUM.
In breve:
Camera
Per il proporzionale della Camera è previsto l’obbligo di liste alternate per genere a pena di inammissibilità.
Per le capolisture presentate a livello nazionale da una singola forza politica va rispettato il 60% massimo del sesso più rappresentato, con arrotondamento all’unità più prossima.
Per il maggioritario Camera nei collegi uninominali deve essere rispettato il 60% massimo con arrotondamento all’unità più prossima. nel complesso delle candidature uninominali a livello nazionale.
L’Ufficio centrale nazionale assicura il rispetto di tali prescrizioni. Non è chiarito però come l’Ufficio debba operare, in assenza della previsione di una misura sanzionatoria, nei casi del mancato rispetto del massimo delle capolisture e delle candidature uninominali.
Senato
Per il proporzionale del Senato è previsto l’obbligo di liste alternate per genere a pena di inammissibilità a cura dell’Ufficio regionale.
Per le capolisture presentate a livello regionale da una singola forza politica va rispettato il 60% massimo del sesso più rappresentato con arrotondamento all’unità più prossima..
Per il maggioritario Senato nei collegi uninominali deve essere rispettato il 60% massimo con arrotondamento all’unità più prossima. nel complesso delle candidature uninominali a livello regionale..
Anche in questo caso non è chiarito come l’Ufficio regionale debba operare, in assenza della previsione di una misura sanzionatoria, nei casi del mancato rispetto del massimo delle capolisture e delle candidature uninominali.
E’ possibile votare donna?
Per rispondere bisogna prima rispondere alla domanda
A chi andrà il mio voto?
Le pluricandidature
Gli effetti distorsivi delle pluricandidature sono gravi perché impediscono di conoscere se il proprio voto concorrerà all’elezione del candidato o candidata prescelto nel maggioritario e dei candidati e delle candidate della lista votata nel proporzionale.
Né può essere ignorato che altri effetti distorsivi possono derivare dall’eventuale trasferimento dei voti ottenuti dalle liste che non raggiungono il minimo dei consensi.
Le pluricandidature rispetto al porcellum sono state limitate a cinque ed è ora anche previsto un sistema automatico di individuazione in caso di più risultati positivi, ma rimangono criticabili perché permettono di trasferire consensi per un/una candidato/a ad altre candidature.
Da notare che le conseguenze negative delle pluricandidature sono state messe in evidenza quasi esclusivamente per attaccare alcune candidate criticando la loro presenza in più liste, in contemporanea con la candidatura in un collegio uninominale, in quanto nel proporzionale trasferiscono a un uomo il voto espresso per una donna.
La risposta alle due domande è che si può votare donna individuando le donne candidate che stimiamo, dopo aver capito quali sono i quattro collegi che troveremo nelle nostre due schede, ma non possiamo sapere se quel voto andrà effettivamente a lei.
Queste le norme:
Sia alla Camera, sia al Senato nessun candidato può essere incluso in liste con lo stesso contrassegno in più di 5 collegi plurinominali, a pena di nullità. La candidatura della stessa persona in più di un collegio uninominale è nulla. Il candidato in un collegio uninominale può essere candidato altresì nei collegi plurinominali, fermo restando il limite di 5 (art. 19 TU Camera richiamato dall’art. 9 TU Senato).
Non può essere, infine, candidato alla Camera o al Senato il candidato nella circoscrizione Estero (su cui l’art. 5 detta ulteriori disposizioni – v. infra).
Il deputato eletto in più collegi plurinominali è proclamato nel collegio nel quale la lista cui appartiene ha ottenuto la minore percentuale di voti validi rispetto al totale dei voti validi del collegio. Il deputato eletto in un collegio uninominale e in uno o più collegi plurinominali si intende eletto nel collegio uninominale (art. 85 TU Camera, richiamato dall’art. 17-bis TU Senato).
http://www.camera.it/leg17/465?tema=riforma_elettorale
Nel caso di liste collegate in coalizione, queste presentano il medesimo candidato nei collegi uninominali, ad eccezione delle liste rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute che possono presentare separatamente il proprio candidato; in ogni caso, nella lista e nei manifesti, un riquadro più ampio ricomprende tutte le liste collegate (art. 18-bis TU Camera, art. 9 TU Senato).
Il Ministero dell’interno è tenuto a mettere a disposizione sul proprio sito internet il facsimile dei moduli per il deposito delle liste e degli altri documenti necessari.
Sia alla Camera, sia al Senato nessun candidato può essere incluso in liste con lo stesso contrassegno in più di 5 collegi plurinominali, a pena di nullità. La candidatura della stessa persona in più di un collegio uninominale è nulla. Il candidato in un collegio uninominale può essere candidato altresì nei collegi plurinominali, fermo restando il limite di 5 (art. 19 TU Camera richiamato dall’art. 9 TU Senato).
Non può essere, infine, candidato alla Camera o al Senato il candidato nella circoscrizione Estero (su cui l’art. 5 detta ulteriori disposizioni – v. infra).
Il deputato eletto in più collegi plurinominali è proclamato nel collegio nel quale la lista cui appartiene ha ottenuto la minore percentuale di voti validi rispetto al totale dei voti validi del collegio. Il deputato eletto in un collegio uninominale e in uno o più collegi plurinominali si intende eletto nel collegio uninominale (art. 85 TU Camera, richiamato dall’art. 17-bis TU Senato).
Come funziona l’effetto flipper
In attesa che il prossimo Parlamento, in attuazione dei principi costituzionali, ribaditi dalla sentenza n. 286/2016 della Corte costituzionale, approvi finalmente una legge che faciliti anche l’aggiunta all’Anagrafe del cognome materno, Aspettare stanca, una delle associazioni della Rete per la Parità, che dal 2010 è impegnata per ottenere il doppio cognome per legge, suggerisce:
Agli uomini, come gesto d’amore verso le loro compagne, di impegnarsi ad attribuire i cognomi della mamma e del papà alle figlie e ai figli che nasceranno, (come possibile per le nuove nascite a seguito della sentenza).
Sono gesti d’amore anche verso figlie e figli, ai quali, attraverso il doppio cognome sarà riconosciuto il diritto alla completa identità, rompendo con retaggi culturali ormai superati.
– – – – –
Nell’udienza dell’otto novembre 2016 la Corte costituzionale, nel rispetto dei principi fondamentali costituzionali della parità tra uomini e donne e della tutela dell’identità, con la propria decisione ha eliminato l’automatica attribuzione del solo cognome paterno se i genitori chiedono di aggiungere anche il cognome della madre. Un risultato immediato e importante, ma ancora parziale, anche perché non tutti i neogenitori sono informati. Siamo tutt’ora in attesa di una legge, definita dalla Corte costituzionale, indifferibile.
Per saperne di più: http://www.reteperlaparita.it/cognome-della-madre/
Roma, 14 febbraio 2018
Per contatti: 3386705939 info@aspettarestanca.it
Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.
(articolo 48, 2° comma Costituzione)
Dei simboli depositati entro il 21 gennaio, i contrassegni ammessi a partecipare alle elezioni politiche del 4 marzo sono 84.
http://www.interno.gov.it/it/notizie/i-contrassegni-ammessi-partecipare-elezioni-politiche-sono-84
Il 31 gennaio il Ministero dell’interno ha pubblicato accanto a ogni contrassegno ammesso la denominazione del partito o del gruppo politico organizzato e se iscritto nel registro di cui all’articolo 4 della legge 21 febbraio 2014, n. 13, il relativo statuto. In mancanza, è stata depositata una dichiarazione, con la sottoscrizione del legale rappresentante autenticata dal notaio, che indica i seguenti elementi minimi di trasparenza: 1) il legale rappresentante del partito o del gruppo politico organizzato, il soggetto che ha la titolarità del contrassegno depositato e la sede legale nel territorio dello Stato; 2) gli organi del partito o del gruppo politico organizzato, la loro composizione e le relative attribuzioni.
Le liste dei candidati e delle candidate saranno pubblicate entro l’8 febbraio prossimo.
Dal 4 febbraio, fino al 2 marzo, potranno essere utilizzati gli spazi di affissione e autorizzato l’uso delle piazze e dei luoghi pubblici. Nelle 24 ore prima del voto si deve rispettare il silenzio elettorale. Per quanto riguarda i sondaggi, infine, è vietata la loro diffusione nei 15 giorni che precedono le elezioni.
Da molti anni le campagne elettorali si svolgono principalmente in TV e via radio, importante, quindi, conoscere e far rispettare i due regolamenti sulla campagna elettorale 2018 che si applicano per alcuni ambiti già dal dodici gennaio.
Si tratta del regolamento della Commissione parlamentare di vigilanza per il servizio radiotelevisivo pubblico
e di quello dell’AGCOM che riguarda tutti gli altri mass media, stampa compresa.
Prima di emanare le regole attuative della par condicio, la Commissione e l’Autorità hanno l’obbligo di consultazione reciproca. Tali regole, infatti, sono di norma quasi identiche.
Ci sono varie disposizioni sulla par condicio di genere, argomento da sempre all’attenzione di Aspettare stanca.
Per questo argomento, su come presentare segnalazioni, e per considerazioni sui programmi, rinviamo ad un prossimo post.
Lunedì 20 novembre, ore 15,30, presso lo Spazio attivo Roma di BIC Lazio, in via Casilina 3/T (ex Pantanella) partecipate al tavolo di lavoro per analizzare, discutere e sviluppare proposte a 360 gradi per il contrasto alla violenza di genere attraverso lo sviluppo di progetti di empowerment.